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venerdì 14 novembre 2014
Recensione: Trent'anni e li dimostro di Amabile Giusti
Titolo: Trent'anni e li dimostro
Autrice: Amabile Giusti
Casa Editrice: Mondadori
Pagine: 261
Prezzo: 14.00 cartaceo 4.99 ebook
SINOSSI
Carlotta ha quasi trent'anni, e si considera una sfigata cronica: raggiunge il metro e sessanta solo con i tacchi a spillo, ha una famiglia decisamente folle e all'orizzonte non vede l'ombra di un fidanzato come si deve. Non solo: è appena stata licenziata a causa della sua irrefrenabile schiettezza... ma ora, per arrivare a fine mese, è costretta ad affittare una stanza del suo appartamento. Luca, il nuovo inquilino, ha molti pro (è bellissimo, fa lo scrittore, è dannatamente simpatico) ma altrettanti contro: è disordinato, fuma troppo e ha il pessimo vizio di portarsi a casa le sue conquiste, una diversa ogni notte. Carlotta non chiude occhio e in più si sente una vera schifezza. Non lo ammetterebbe mai, ma quel maschio predatore che tratta le donne come kleenex e gioca sul fascino tenebroso del romanziere la sta facendo innamorare. In una girandola di eventi sempre più buffi, tra una madre terribile, una sorella bellissima e gelosa, una tribù di parenti fuori controllo, un nuovo lavoro tutto da inventare e molti incontri ravvicinati con Luca e le sue fidanzatine di passaggio, Carlotta imparerà che è lei la prima a dover credere in se stessa... Del resto è stato così anche per l'autrice di questo romanzo, che scrive da sempre e non si è arresa alle difficoltà del mondo editoriale, decidendo di auto-pubblicare il suo libro in rete... il successo è stato talmente grande che presto un'agente ha notato il libro, e ha dato vita a un'asta tra gli editori! Per questa nuova edizione cartacea del romanzo Amabile ha lavorato ancora, insieme alla sua editor, per regalare alle lettrici una storia strepitosa, scritta magnificamente e piena dello humour e dei sapori delle ragazze italiane. La storia di una donna vera, non giovanissima, non bellissima, ma piena di grinta, e capace di trovare il proprio posto nel mondo. Perché nella lingua della felicità l'aggettivo imperfetta vuol dire, semplicemente, unica.
VOTO
5 draghi/5
IL MIO PARERE PERSONALE
IO ODIO I ROMANCE!
Come? Che razza di premessa è per una recensione? Oltretutto a voto pieno. No, non sono impazzita (o meglio non più del solito). Ho acquistato Trent'anni e li dimostro per empatia e simpatia, avendo seguito le vicende del libro quando era self, ma non pensavo che potesse piacermi tanto.
Ho iniziato a leggiucchiarlo... culo a mandolino... mh... mutande maculate... mh! ma sono bastate 4-5 pagine per entrare nel vivo e non staccarmi più.
Quale strana magia ha realizzato Amabile Giusti? Con me che non sono mai nelle corde di un romance e non do quasi mai un punteggio pieno?
C'è più di un ingrediente segreto in questo libro.
La scrittura non scivola mai (sì, è di una grande CE, purtroppo però al giorno d'oggi questo non è una garanzia). Il livello di attenzione è mantenuto sempre alto, dal ritmo serrato, al sorriso che si ha sulle labbra mentre si legge.
E questo è un altro vantaggio: fa sorridere senza sforzarsi di far ridere. Diverse battute sono molto simpatiche (anche se non conoscevo alcun personaggio nominato) e le situazioni sono incredibili e credibili allo stesso tempo.
E non è banale. Sì, lo è nella trama di base: lui-lei , lei vuole lui, lui non vuole lei, ma viene trattato in maniera originale rispetto a quello che offre il mercato. Con più 'brio' se posso definirlo così.
Ma quel che mi è piaciuto più di tutti e, non vorrei sbagliarmi, ma potrebbe essere uno dei motivi del tanto successo, è che Carlotta, la protagonista, sembra una di noi.
Non è una perfettina come la maggior parte delle protagoniste, non è una piagnona (anche se piange pure lei), non è bellissima. Oppure è tutte queste cose insieme, a seconda degli occhi di chi la guarda. Insomma: Carlotta è una ragazza (o meglio donna) normalissima, come potrei esserlo io, tu che leggi o tutte le persone che ci circondano.
Quelle di tutti i giorni, quelle che si incontrano al bar, o nel condominio.
Una cascata di ricciolo e un visino pulito.
Ecco: penso sia questa la magia più grande di Trent'anni e li dimostro. È il riscatto di tutte noi donne normali.
Un lavoro splendido, Amabile, complimenti: hai trovato il posto che meriti.
domenica 11 agosto 2013
Recensione: Cinquanta sfumature di grigio di E L James
TITOLO: Cinquanta sfumature di grigio
AUTRICE: E L James
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 548
PREZZO: 14.90 euro (versione economica 5.00 euro)
SINOSSI
Quando Anastasia Steele, graziosa e ingenua studentessa americana di 21 anni incontra Christian Grey, giovane imprenditore miliardario, si accorge di essere attratta irresistibilmente da quest’uomo bellissimo e misterioso. Convinta però che il loro incontro non avrà mai un futuro, prova in tutti i modi a smettere di pensarci, fino al giorno in cui Grey non compare improvvisamente nel negozio dove lei lavora e la invita ad uscire con lui. Anastasia capisce di volere quest’uomo a tutti i costi. Anche lui è incapace di resisterle e deve ammettere con se stesso di desiderarla, ma alle sue condizioni. Travolta dalla passione, presto Anastasia scoprirà che Grey è un uomo tormentato dai suoi demoni e consumato dall’ossessivo bisogno di controllo, ma soprattutto ha gusti erotici decisamente singolari e predilige pratiche sessuali insospettabili… Nello scoprire l’animo enigmatico di Grey, Ana conoscerà per la prima volta i suoi più segreti desideri.
VOTO
2/5 draghi
IL MIO PARERE PERSONALE
Ebbene sì, mi sono cimentata nelle 50 sfumature pure io, pur non essendo affatto il mio genere. Perché? Per prima cosa per curiosità: il successo che ha avuto questo romanzo è innegabile e anche la quantità di recensioni negative. Insomma, tutti ne parlano nel bene e nel male. Quindi volevo farmi una mia opinione personale.
Inoltre, non nego che c'era anche un interesse personale visto che alcune persone hanno paragonato la parte "nera" del mio libro proprio a questo romanzo. Non per la trama o per la similitudine, però alla parte "cruda" del rapporto dei protagonisti.
Ma andiamo su queste benedette 50 sfumature. Sono solita cominciare a descrivere quel che mi è piaciuto di un libro, lo farò anche qui:
- per prima cosa mi sono piaciuti i fan.
Sì, avete capito bene e No, non sono impazzita. Semplicemente volendo o no, sul web c'è talmente tanto tam tam su questo libro che è inevitabile sapere quello che succede anche se non importa un piffero.
E ci sono miriadi di fan che hanno associato la figura di Mr. Grey a lui:
Matt Bomer, personaggio che, a malincuore, devo dire che non conoscevo ma adesso conosco eccome :D
I fan, dicevo, hanno creato tutta una serie di "background parallelo" che, devo ammettere, a volte risulta anche piacevole (a volte).
Conoscendo tutto questo background mi è risultato molto più facile farmi piacere Christian Grey almeno in parte.
- i soldi di lui. Mi sembra che questa parte sia stata gestita abbastanza bene, lui va in giro in elicottero, compra macchine costose come fossero pacchetti di patatine, conosce vini pregiati etc.
- lo stalker. Questo è un filone che poteva essere interessante, molto di più del dominatore parte non riuscita per niente. Portata avanti benino invece la parte di "colui che controlla tutto": telefonate, macchina, mail etc.
Quanti Cosmopolitan hai intenzione di bere?
Chiede lui in una mail quando dovrebbe essere a migliaia di miglia di distanza. Facendo chiaramente capire a lei (e a noi) che lui in realtà è nello stesso locale.
Queste sono le (poche) cose che mi sono piaciute. E cosa invece non mi è andato a genio?
- - Il Dominatore. Ma dominatore de che? Qui non succede un bel nulla perché lui possa definirsi tale. Come ho già detto il genere del libro non rientra tra le mie corde. Però, io nei libri cerco anche di immedesimarmi in situazioni ed eventi che nella vita non mi sognerei mai di vivere. Sarei benissimo capace di
trasformarmi in una terribile cacciatrice di teneri agnellini o in una strega cattiva se queste personalità fossero descritte a dovere.
Qui invece siamo di fronte ad un'idea assurda, quella di un contratto che non viene neanche portata avanti, almeno un po' di coerenza, per favore. Fateci vedere che lui domina davvero. No che al massimo abbiamo:
Lui: "Sali!"
Lei: Oh, che prepotente!
Ooooh, prepotente davvero, un vero dominatore.
- Il credere di essere un libro erotico. Ma se tutte le
scene sono del tipo
fotto, fotto, fotto, vengo, vengo, vengo, ah, ah
(eroticissimo).
E nonostante sia descritto tutto integralmente ci sono baci in altri libri molto più sensuali
- - Lei e dire che all’inizio mi era sembrata anche
una che sapeva rispondere per le rime. Ma sono bastate due moine e i suoi
pensieri si sono tramutati in Oh, Ah, Mh.
E poi ma ce l’aveva una vita sociale prima?
Ha un’amica-una, uno pseudo amico e un lavoro in una ferramenta. E poi? Cosa
faceva come hobby prima di incontrare Mr. Grey: l’ameba?
Senza parlare che passa da verginella a multiorgasmica con l’accelerazione di uno shuttle.
Accelerazione orgasmica della protagonista
Evabbè, facciamo finta che ci può
stare ma… la tizia (che si chiama Ana.. no comment) ha il telecomando
dell’orgasmo. Lei pensa… ho un orgasmo e ce l’ha. Lui dice aspetta… ecco vieni
adesso e lei viene. Comodo, davvero. Chissà se brevetteranno l’idea.
Pronti con l'orgasmo? Tre, due, uno... VIA!
- Lo stile. Diciamo Mh! (Tanto per rimanere in tema). Può anche scorrere in certi punti, e un punticino a favore lo posso dare perché ogni scena viene raccontata tutta dall’inizio alla fine (anche quando obiettivamente non ci sarebbe nulla da dire). Ma per il resto… sigh! La prima volta che ho letto: “sto per prendere fuoco” ho pensato… “carino”, la seconda volta “ancora”, la terza volta stavo per lanciare il libro dalla finestra.
All'ultimissima pagina lei si riprende, speriamo in modo definitivo ma a quel che ho letto in giro penso di no. Continuerò la serie? Bella domanda ma attualmente non so rispondere. Forse per vedere se migliora o scende definitivamente verso il basso. Per ora, comunque, NO.
martedì 28 maggio 2013
Recensione: Inferno di Dan Brown
TITOLO: Inferno
AUTORE: Dan Brown
CASA EDITRICE: Mondadori
PAGINE: 522
PREZZO: 25 euro
SINOSSI (Secondo me un pò troppo logorroica)
Il profilo inconfondibile di Dante che ci guarda dalla copertina è il motore mobile di un thriller che di "infernale" ha molto. Il ritmo, prima di tutto, e poi il simbolismo acceso, e infine la complessità dei personaggi che conducono a un esito raro per i romanzi d'azione: instillare nel lettore il fascino del male, addirittura la sua salvifica necessità. Non è affatto sorprendente che lo studioso di simbologia Robert Langdon sia un esperto di Dante, anzi. È naturale che al poeta fiorentino e alla visionarietà con cui tradusse in forme solenni e oscure la temperie della sua epoca tormentata il professore americano abbia dedicato studi e corsi universitari ad Harvard. E quindi è normale che a Firenze Robert Langdon sia di casa, che il David e piazza della Signoria, il giardino di Boboli e Palazzo Vecchio siano per lui uno sfondo familiare, una costellazione culturale e affettiva ben diversa dal palcoscenico turistico percorso in tutti i sensi di marcia da legioni di visitatori. Ma ora è tutto diverso, non c'è niente di normale, nulla che possa rievocare una dolce abitudine. Questa volta è un incubo e la sua conoscenza della città fin nei labirinti delle stradine, dei corridoi dei palazzi, dei passaggi segreti può aiutarlo a salvarsi la vita. Il Robert Langdon che si sveglia in una stanza d'ospedale, stordito, sedato, ferito alla testa, gli abiti insanguinati su una sedia, ricorda infatti a stento il proprio nome, non capisce come sia arrivato a Firenze, chi abbia tentato di ucciderlo e perché i suoi inseguitori non sembrino affatto intenzionati a mollare il colpo. Barcollante, la mente invasa da apparizioni mostruose che ricordano la Morte Nera che flagellò l'Europa medievale e simboli criptici connessi alla prima cantica del Divino poema, le labbra capaci di articolare, nel delirio dell'anestetico, soltanto un incongruo " very sorry ", il professore deve scappare. E, aiutato solo dalla giovane dottoressa Sienna Brooks, soccorrevole ma misteriosa come troppe persone e cose intorno a lui, deve scappare da tutti. Comincia una caccia all'uomo in cui schieramenti avversi si potrebbero ritrovare dalla stessa parte, in cui niente è quel che sembra: un'organizzazione chiamata Consortium è ambigua tanto quanto un movimento detto Transumanesimo e uno scienziato come Bertrand Zobrist può elaborare teorie che oscillano tra utopia e aberrazione. Alla fine di un'avventura che raggiunge momenti di insostenibile tensione, Dan Brown ci rivela come nel nostro mondo la distanza tra il bene e il male sia breve in maniera davvero inquietante, catastrofe e salvezza possano essere questione di punti di vista e anche da una laguna a cielo coperto si possa uscire a riveder le stelle.
PRIMA DI RECENSIRE...
Prima di esprimere il mio parere su questo libro vorrei raccontarvi come ho conosciuto i libri di Dan Brown. Tutto risale a diversi anni fa quando ancora andavo a Roma con il treno tutti i giorni per lavorare. Un giorno ho visto una ragazza su un treno leggere un libro con l’immagine della Gioconda e il titolo “Il codice da Vinci”. “Ah!” ho pensato “un libro su Leonardo Da Vinci. Bello!”.
Alla libreria della stazione ho visto una catasta di questi libri e mi è venuto il dubbio che non fossero dedicati all’arte O.o . Andavo di fretta e non ne ho preso in mano neanche uno. Poi la sera al supermercato ne ho trovato un’altra catasta. E lì mi è venuto il dubbio che tutto il mondo sapesse cos’era questo “Codice” tranne io. =_= Ho letto la sinossi e l’ho acquistato per pochissimi euro. E l’ho letto in una notte!
Uaooo, mi era piaciuto un sacco, non solo per il tema trattato (quello della Maddalena sposa di Cristo non era un tema nuovo, da piccola ho chiarissimo il ricordo del film “L’ultima tentazione di Cristo” , non l’ho mai visto ma ho letto una recensione su un giornale che mi era rimasta impressa (avevo 6 anni !!!)).
Ma oltre al tema mi era piaciuto che parlasse di Leonardo (il mio mito) e di Parigi dove ero stata da poco in viaggio di nozze, insomma un bel libro avvincente!.
E’ quindi venuto il turno di Angeli e Demoni. Bello, bello! Anche in questo caso penso che il mio giudizio sia stato deviato dall’ambientazione: Roma mia dove ho lasciato il cuore!
E poi Il Simbolo Perduto, trovato il giorno dell’uscita al discount con il 15 % di sconto, ho faticato a finirlo. Mi è piaciuto, però mi dava più l’idea di un’americanata, probabilmente anche in questo caso l’ambientazione ha fatto la sua parte, questa volta in senso negativo.
E arriviamo infine a … Inferno.
VOTO
4-/5 draghi
IL MIO PARERE PERSONALE
Partiamo dal fatto che l’Inferno comincia quando tiri fuori dal portafoglio 25 carte!!! (Anche se io l’ho pagato 20 con lo sconto anteprima). Ok, ti porti a casa un volume tipo enciclopedia, ma non si sta esagerando???? Che è filigranato in oro zecchino?
Comunque a favore devo dire che l’estetica è bella, messi sulla libreria vicini i libri di Dan fanno una bella figura, con un buon accostamento cromatico rosso (Angeli e Demoni), marrone (Codice e Simbolo) e di nuovo rosso (Inferno).
Addentrandoci nella lettura vediamo che Dan ha studiato. Ha studiato Dante, ha studiato Firenze e probabilmente è anche andato a provare tutti i percorsi descritti. Bravo! Bravo! Ma scusa Dan eh, va bene che hai studiato ma ci devi per forza far vedere quanto? Devi a tutti i costi descriverci tutto, di tutto e di più, anche particolari assolutamente inutili?
Per esempio: Palazzo Vecchio, come il Campidoglio degli Stati Uniti, era sia edificio di interesse turistico sia sede di uffici governativi.
Perché hai dovuto aggiungere quella cosa del Campidoglio USA? Ma chissene??? E questo è solo un esempio piccolissimo.
Procediamo. Quando ho saputo che Inferno era ambientato a Firenze sono stata contentissima, all’inizio ho notato tante descrizioni minuziose delle bellezze della città, bene, non erano affatto male, poi però sono diventate sempre più fastidiose, praticamente ha scritto una guida turistica!!!
Procediamo. Quando ho saputo che Inferno era ambientato a Firenze sono stata contentissima, all’inizio ho notato tante descrizioni minuziose delle bellezze della città, bene, non erano affatto male, poi però sono diventate sempre più fastidiose, praticamente ha scritto una guida turistica!!!
L’abbondanza di particolari si registra in tutto il libro dall’inizio alla fine, addirittura sfociando in info-dump, come quando ci fa vedere una signora dai lunghi capelli grigi e poi … giù ci racconta tutto di lei e della sua infanzia.
E per non parlare di alcune ingenuità in cui cade, per esempio in un dialogo usa “fece una pausa”. Ma come? Non è una cosa che criticano agli esordienti? Che nei dialoghi nessuno fa mai una pausa?
Persino in un dialogo tra tu/lei c'è un gran pasticcio, anche se penso che sia più colpa dei traduttori.
Per non parlare della frecciatina contro il self-publishing di cui avevo già discusso sulla mia pagina Facebook
"Allora ditemi: c'è qualche scrittore tra noi, questa sera?"
Si era alzato circa un terzo delle mani.Langdon aveva guardato sorpreso: "Uao" si era detto "O questo è il pubblico più creativo del mondo, o il self-publishing sta veramente decollando". Cos'era un tentativo di comicità? =_=
Si era alzato circa un terzo delle mani.Langdon aveva guardato sorpreso: "Uao" si era detto "O questo è il pubblico più creativo del mondo, o il self-publishing sta veramente decollando". Cos'era un tentativo di comicità? =_=
Insomma… tante tante cose se le poteva anche risparmiare. Diciamo che con una sfoltita di pagine sarebbe stato molto meglio (400 secondo me erano più che sufficienti).
E tanto che dobbiamo parlare delle parti negative concludiamo con la fine! Ovviamente non la svelo. Ma una cosa ve la dico. Ma che fine è???? Ma che vuole scrivere un distopico? No, no, non ho gradito.
Ma allora c’è qualcosa che ho gradito? Vi starete domandando...
Sì certo. Rimane comunque un buon romanzo. La parte di studio dietro c’è e si vede, e nonostante l’abbondanza di particolari fa piacere che ci sia. E’ bello ritrovare o scoprire particolari come l’inferno di Botticelli o il "Cerca trova" di Vasari.
E sicuramente il libro trascina il lettore, soprattutto quando tira in ballo più di un colpo di scena.
In conclusione: continuerò a seguire Dan Brown, magari con un pò meno aspettative e non dal primo giorno, aspetterò l’uscita di una versione più economica.
giovedì 11 aprile 2013
RECENSIONE: Stay - Un amore fuori dal tempo di Tamara Ireland Stone
Autore: Tamara Ireland Stone
Titolo: Stay. Un amore fuori dal tempo
Casa Editrice: Mondadori
Pagine: 330
Prezzo: € 16,00
Pubblicazione: 5 febbraio 2013
Trama
Anna e Bennett non avrebbero mai potuto incontrarsi: lei vive nel 1995 a Chicago, lui nel 2012 a San Francisco. Ma Bennett può viaggiare nel tempo, pur con il divieto di cambiare il corso degli eventi. Per cercare sua sorella che si è perduta in una dimensione temporale sbagliata, il ragazzo irrompe nella vita di Anna, recando con sé un nuovo universo, denso di avventure e possibilità. Ma se il battito d'ali di una farfalla può provocare un uragano all'altro capo del mondo, cosa scatenerà un sentimento potente come l'amore che nasce con diciassette anni di anticipo? Anna e Bennett si perdono e si ritrovano incrociando i loro destini paralleli, ma dovranno trovare il modo di fermare la corsa dell'orologio. Quanto saranno pronti a perdere pur di rimanere insieme? Quali conseguenze saranno disposti a sopportare, alterando la realtà, per proteggere il loro amore?
Attenzione mi è scappato qualche spoiler!!!
IL MIO PARERE PERSONALE
MH!
La prima cosa che ho pensato quando ho finito il libro è stato: MH!
Ma andiamo con ordine: partiamo proprio dal prologo. Cominciamo subito male! Odio i libi che ti spiegano tutto e subito e qui un bel po’ di informazioni vengono snocciolate immediatamente. Bennet è un ragazzetto appassionato di Skateboard. Gli si avvicina una signora che gli consegna una lettera.
Facile – troppo – immaginarsi chi è lei, chi è lui, che nel passato è successo qualcosa che lui ancora deve vivere. Lei ha aspettato tanti anni. Lui ancora non la conosce o peggio non la RICONOSCE poiché troppo vecchia.. ohibò. E lei gli consegna la lettera che OVVIAMENTE cambierà il passato fino al lieto fine.
Sinceramente avrei preferito non sapere tutte queste cose all’inizio. Ma Pazienza. Procediamo!
Il protagonista è un adolescente affascinante: i capelli scompigliati, felpa con cappuccio, è quello nuovo del liceo (sempre il solito liceo) dove lui incontra LEI.
Lei! Uno dei personaggi femminili in cui mi sono meno identificata in assoluto: capricciosa, noiosa , piatta (caratterialmente) come una tavola da surf. A volte (solo a volte) diventa comunque abbastanza simpatica (mi è piaciuta, ad esempio, quando ha dato un bacio alla nonna di lui).
La storia procede più o meno velocemente. Bennet ha un potere eccezionale: può viaggiare nel tempo e nello spazio! E questo poteva aprire scenari praticamente INFINITI.
Bennet ha perso la sorella nel tempo nel 1994, ma lui più indietro del 1995 non può andare. Interessante, come risolverà la questione? Niente! In nessun modo! Non farà assolutamente niente. Ad un certo punto lei torna a casa e tutto si risolve (senza vedersi mai).
Ad un certo punto i protagonisti si troveranno a cambiare drasticamente il tempo, riavvolgendo il nastro per più di 24 ore per evitare un incidente. E questo cosa comporta? Il nulla o quasi. Peccato perché in 24 ore le strade che le persone intraprendono possono prevedere infinite combinazioni.
Vogliamo poi parlare della parte finale? Viene descritta minuziosamente una gara di corsa (penso che sia uno sport praticato dall’autrice). A che pro? Vince e si motiva? No! Perde e si motiva?No! Perde/Vince e i genitori si convincono ad accettare la sua richiesta? No! E’ inutile! Serve solo a raccontare la corsa. Punto.
Il finale è frettolosissimo. Emozione zero. E vissero tutti felici e contenti perché così è bello.
Perché Tolkien ha impiegato più di 1000 pagine per descriverci la fine dell'anello? Gli sarebbe bastato applicare il metodo Stay: ad un certo punto l'anello esaurisce la sua forza vitale, esplode, Frodo perde un dito... e vissero per sempre felici e contenti.
Di solito mi piace descrivere subito i pregi di un libro e alla fine quello che non mi è piaciuto. Questa volta, purtroppo, ho fatto il contrario.
Di positivo c’è che il libro è “leggiucchiabile”, una lettura piacevole senza troppe pretese. Ecco forse è tutto qui il problema: io mi aspettavo troppo e ho preso una mazzata. Vabbè. Speriamo che il un nuovo libro di avventure di questi personaggi sarà un pochino più complesso.
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