È la paura che li tiene legati
qui.
“È solo la paura. Non siamo noi”
disse il Primo Sacerdote mentre osservava dall’alto le lunghe mura che
circondavano quella città incantata.
“La nostra stessa paura”
aggiunsero gli altri quattro all’unisono, nascosti nei loro mantelli. Una lieve
brezza agitava i tessuti che li circondava e li avviluppava, rendendoli prigionieri.
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A voi un estratto...
A voi un estratto...
Si sentì una voce, poi due che
dicevano: “Non puoi restare, non devi restare. Trova la strada”.
Con questa frase nelle orecchie,
Aria aprì gli occhi. Come ogni mattina le mancava il respiro. Quel suo incubo
che la assillava da settimane, forse da mesi, ormai aveva perso la cognizione
del tempo, non era spaventoso in sé, ma l’atmosfera, così come le sensazioni
che emanava, le toglievano il fiato.
Percepiva il buio, appiccicoso e
profondo, come se ogni notte, e poi ogni mattina, lei allungasse il collo
all’interno di un pozzo scuro e cercasse di scrutare una luce che non c’era.
Eppure continuava a cercare, sperando che quel buio si dipanasse, per risolvere
quel mistero del suo inconscio. Perché era il suo inconscio, supponeva, che
dava vita a quell’incubo.
“Chi altro?” si disse
stropicciandosi gli occhi e scalciando con le gambe le coperte dalle lenzuola.
Non si alzò per molti minuti, rimase a occhi chiusi in silenzio, calmando il
respiro e concentrandosi solo su questo. Sapeva che intorno a lei il suo incubo
stava già prendendo forma. Quando li riaprì, trovò vicino ai suoi piedi un
procione che fluttuava, una piccola nuvola d’inquietudine. Non capiva ancora
perché i suoi incubi assumessero quella ridicola forma.
“Stupido procione” urlò
lanciandogli contro le coperte. Aria non riusciva neanche a guardarlo, gli
occhi del procione erano due fessure buie e inconsistenti, due caverne in cui
temeva di scorgere ogni sua bruttura.
Si alzò dal letto e inciampò in
una scarpa che era rimasta in mezzo alla stanza. Davanti al letto, la scrivania
era stracolma di libri, fogli, disegni scarabocchiati e altri più complessi.
Sulla destra, poco sotto una piccola finestra che si apriva in cima alla
parete, vi era una tela appena iniziata, solo uno schizzo nero su un fondo
bianco, che non aveva ancora alcun significato.
Aria andò in bagno trascinandosi
dietro il suo incubo. Una volta che il suo turbamento assumeva quella forma era
impossibile fargliela cambiare. Ogni mattina si ritrovava in compagnia di quel
procione, qualunque incubo avesse avuto. Le metteva angoscia essere seguita da
quella nuvola nera, ma non poteva liberarsene, era legato a lei e, con il
tempo, non aveva potuto far altro che abituarsi alla sua presenza. Non aveva
sentimenti, né vita. Era un prolungamento dei suoi pensieri notturni,
nient’altro. Era una parte di lei, elaborata dal suo inconscio.
“Perché dargli peso?” si ripeteva
ogni mattina. Eppure sembrava molto più di così, gli altri non se ne
accorgevano, ma lei sì.
Gli incubi erano qualcosa di inconsistente
e allo stesso tempo di materiale, ogni mattina le sembrava di partorire una
nuova inquietante verità, di tagliare a fette la sua mente, le sue ansie, e
servirle su un piatto ben visibile a tutti, per poi gettare ogni cosa via. Si
sentiva divorata da quelle assenze, un giorno dopo l’altro, ma ancora non
l’aveva compreso a fondo.
Era un prolungamento, certo, ma
di se stessa, non solo un pensiero, ma un altro braccio, una gamba, una parte
della sua carne.
S’infilò nel box doccia colpendo
per sbaglio il vetro scorrevole, che oscillò pericolosamente facendo un brutto
suono, le accadeva ogni mattina involontariamente, non riusciva mai a ricordare
di stare attenta. Si lavò i capelli neri con lo shampoo alla vaniglia, se li
asciugò rapidamente e, una volta tornata nella sua stanza, si infilò un paio di
jeans e una camicia comoda. Raccolse da terra lo zaino e andò in cucina con
passo trascinato.
“Ciao”, salutò con voce fiacca.
“Ciao raggio di sole. Come al
solito di buonumore” disse sua madre che aveva già fatto colazione, si era
appena infilata una giacca nera pronta per uscire.
“Che ci vuoi fare, non tutti sono
mattinieri come te” rispose sedendosi al tavolo e spalmando un generoso strato
di marmellata alla fragola su una fetta biscottata.
“Su, tesoro, cerca di sbrigarti”.
La madre le piazzò un bel bacio sulla fronte proprio come la ragazza odiava di
più.
“Mamma, dai” sbuffò scostandosi.
“Se non ne approfitto quando sei
mezza addormentata, quando altro posso farlo?” ridacchiò lei, poi fece segno
alla figlia di pulirsi la fronte. “Rossetto” disse, poi sorrise e uscì.
Aria sentì i suoi passi risuonare
nel piccolo corridoio che separava la cucina e le altre poche stanze, dalla
porta d’ingresso. Infine il rumore secco della porta che si aprì cigolando, e
il tentativo della madre di chiuderla delicatamente.
“Le buone maniere non sono di
casa” disse Aria ridacchiando, con il suo incubo sempre ben attaccato alla
gamba. La mamma neanche si accorge più
della sua presenza, pensò lei buttando giù l’ultimo pezzo di fetta
biscottata.
Dal frigorifero tirò fuori la
bottiglia di latte e scrollò le spalle bevendo a canna. Se avesse preso un
bicchiere, avrebbe dovuto lavarlo, per questo preferì bere direttamente dalla
bottiglia.
“Figurarsi”, si disse rimettendo
il latte al suo posto e chiudendo lo sportello con energia. “Andiamo, fra poco
ci sarà il tuo sacrificio”, disse con tono seccato, odiava quel rito mattutino,
e ancor più stupido le sembrava mettersi a parlare con quell’animale di fumo.
Eppure non riusciva mai ad ignorarlo. Spesso si fermava a fissarlo sperando che
quell’essere l’aiutasse a risolvere l’enigma. Quella voce familiare che le
diceva di non rimanere lì, non riusciva a identificarla.
Non esiste nient’altro che questo posto, dove altro potrei mai andare? disse lei
tentando di dare una reale forma a quella frase.
Perché quella persona continuava
ad assillare le sue notti?
Quella mattina il sole era ben
alto in cielo, eppure una nebbia leggera si era posata sui tetti delle case,
come ogni giorno. La città era nascosta da un velo e Aria era costretta a
vederla esclusivamente attraverso di esso, come da una sorta di schermo, o un
paio di occhiali particolari che era costretta a indossare e che dettavano il
modo in cui dovesse guardare il mondo.
Non riusciva a vedere bene i
confini del quartiere, né il cielo.
“Buongiorno signora Frost” urlò
alla vecchia vicina, che era in piedi a fissare il sole, stringendo in mano una
tazza di caffè fumante, persa nei suoi pensieri. Sulla sua spalla c’era un
piccolo grillo di fumo nero.
“Signora Frost! Buongiorno” urlò
di nuovo.
La donna sembrò svegliarsi e si
voltò: “Buongiorno a te, mia cara, tutto bene?” chiese dolcemente ma in modo
sbadato.
“Sì, grazie, e lei?” domandò Aria
fissando il piccolo grillo.
“Bene” rispose vagamente.
“Si ricordi di andare al punto di
raccolta, fra poco la prima chiuderà” disse preoccupata la ragazza. Quella
vecchia signora le aveva sempre fatto una gran tenerezza, con quell'aria dolce
e vagamente distratta.
“Il punto di raccolta, sì, oggi
ho un ospite” disse sorridendo.
Aria abbozzò un sorriso
imbarazzato: “L’avevo notato”. La ragazza non riusciva a capacitarsi di come
molte persone trattassero i loro incubi, come fossero animali da compagnia,
piccoli esseri viventi bisognosi di affetto. Sono solo incubi, cavolo! pensava sempre. “Arrivederci, io vado”
disse improvvisamente Aria.
“Ciao, buona giornata” rispose la
donna fissando il suo grillo.
“Anche a lei” disse infine la
ragazza percorrendo tranquillamente il vialetto. Arrivata in strada si inserì
nella processione di persone diretta verso i vari punti di raccolta. Ce n’era
uno per ogni quartiere. Lei solitamente si dirigeva verso quello di passaggio.
La scuola non era lontana, ma non avrebbe mai avuto la forza di deviare verso
quello di sinistra, nonostante fosse più vicino. Andare verso la scuola,
lasciare il pacco e proseguire le sembrava più naturale, come se quella pausa
in realtà quasi non esistesse. Il deviare avrebbe presupposto un’interruzione
del suo cammino mattutino, quasi un impegno più gravoso della scuola stessa.
Una sorta di accettazione del fatto che seguiva le leggi stabilite dai Cinque
Sacerdoti per il bene comune, e lei tutto voleva tranne ammettere di dare retta
a quelle regole. Non poteva fare altro, però, e anche se non deviava, passando al
punto di raccolta e fermandosi pochi istanti, niente poteva cancellare quella
sosta, quell’accettazione. Seguiva la legge, non poteva negarlo, e ne aveva
bisogno. Portarsi dietro quel peso era per ogni essere umano insopportabile.
Quella legge, in un certo senso, permetteva lo svolgimento di un servizio
necessario alla sopravvivenza di tutti, anche se odiava quei cinque uomini
incappucciati che la dettavano.
“Per quale motivo non
si fanno mai vedere?”, si chiedeva sempre Aria.
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Regole del giveaway: è possibile partecipare dal 19/05 al 25/05.
In base agli "obiettivi" che completate vi verranno
assegnati dei "punti", ognuno dei quali aumenta le probabilità di
estrazione
Obiettivi da completare:
Obiettivi da completare:
- Mettere mi piace alla pagina facebook di Nativi Digitali: 2 punti (obbligatorio)
- Mettere mi piace alla pagina facebook del blog ospitante: 2 punti (obbligatorio)
- Tweet personalizzato: 2 punti (non obbl.)
Il giorno successivo allo scadere del Giveaway, Nativi Digitali Edizioni contatterà il vincitore sul contatto email o al profilo facebook che avete inserito per partecipare!
In bocca al lupo!
Data
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N. Tappa
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Blog ospitante
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26-01 giugno
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Seconda
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02-08 giugno
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Terza
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09-15 giugno
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Quarta
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16-22 giugno
|
Quinta
|
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23-29 giugno
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Sesta
|
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30-06 luglio
|
Settima
|
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07-13 luglio
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Ottava
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14-20 luglio
|
Nona
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21-27 luglio
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Decima
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Ciao!!bel post,complimenti anche noi partecipiamo al blog tour...tappa 10.È la prima volta e ammetto che siamo emozionate!!!ho conciso su Google + e su Facebook....auguri per la vostra tappa
RispondiEliminaCiao e benvenute compagne di BlogTour ^_^
EliminaCiao innanzitutto complimenti questo libro mi affascina spero proprio di essere fortunata ...condiviso su fb e g+ Grazie mille a prestissimo
RispondiEliminaGrazie della partecipazione. In bocca al lupo! ;)
EliminaCiao, ho partecipato anche io..il romanzo sembra molto interessante! Condiviso su facebook e G+. Ciaoo
RispondiEliminaGrazie, buona fortuna! ^_^
Eliminatappa molto bella spero di riuscire a partecipare al blog tour condiviso su fb, google+ etwitter. ciao
RispondiEliminaemail stefania6831@virgilio.it
Ciao Stefania, grazie :)
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